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Dazi all’Europa, le news. Von der Leyen: “Estenderemo sospensione controdazi”

Dazi all’Europa, le news. Von der Leyen: “Estenderemo sospensione controdazi”

È arrivata ieri la lettera di Donald Trump all’Europa. E, a dispetto delle aspettative più ottimistiche, il presidente Usa ha scelto – per il momento – la linea dura nei confronti della Ue: dazi al 30% su tutti i beni, con aumenti proporzionali in caso di ritorsioni da parte di Bruxelles. Immediata la replica europea, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che ha messo in guardia sul possibile “sconvolgimento” per le catene di approvvigionamento Usa-Ue. Sul fronte del governo, Palazzo Chigi si è limitato a ribadire il “pieno sostegno” agli sforzi Ue, ricordando che “non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale”.

Conte: “Meloni su dazi sparita. Chiamate ‘Chi l’ha visto?’”

Chiamate 'Chi l'ha visto?' per trovare Meloni. Abbiano l'umiltà di ascoltarci e confrontarsi: l'Italia e l'Europa sono più forti e grandi di come le hanno ridotte in questi mesi. Dopo aver sbandierato un suo ruolo centrale nelle trattative con Trump per zero dazi, ora che arrivano le letterine con i dazi al 30% Meloni è sparita: niente video, niente post per spiegare ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese". Lo scrive sui social il presidente del M5s, Giuseppe Conte. "La classica e vecchia politica. Aspetta che passi la nottata senza metterci la faccia, in attesa del prossimo complotto immaginario da sbandierare, di qualcuno a cui dare la colpa dei propri fallimenti. Che iniziano a essere tanti... La tattica sposata da Meloni di abbassare la testa su tutto ha peggiorato la situazione. Sarebbe un primo passo ammetterlo. Aver concesso a Trump sconti sulle tasse dei miliardari del web statunitensi, avergli garantito acquisti di gas americano che gonfiano le nostre bollette, aver aderito alla sua richiesta di spendere in armi 445 miliardi in più per il prossimo decennio, non è stato il frutto di un negoziato condotto con abilità e amor di patria. È stato un irresponsabile cedimento, una resa totale che ci ha privato di qualsiasi potere negoziale. Solo degli incapaci potevano accettare tutte le richieste di Trump e svendere il proprio Paese, quando per giunta la partita dei dazi rimaneva pericolosamente aperta. E adesso ci ritroviamo con la concreta prospettiva di dazi al 30%, che potrebbero costarci sino a 35 miliardi e quasi 200mila posti di lavoro”.

Dazi, l’ansia per la reazione dei mercati

I nuovi dazi usa saranno il primo banco di prova per i mercati finanziari all'apertura di domani. Le premesse per un lunedì nero ci sono, sebbene gli investitori finora abbiano sempre contato su un passo indietro di Trump (così come accaduto dopo il liberation day) in caso di shock dei mercati. Questa volta però, a differenza di aprile, Trump potrebbe essere indotto a non retrocedere nei negoziati dalla situazione economica: la tanto temuta recessione usa non c'è stata, i dazi finora applicati hanno portato risorse fresche alle dogane, e l'inflazione è rimasta sotto controllo. Intanto oggi il bitcoin, che viene scambiato anche nel fine settimana, è in cauto rialzo (+0,6%) a 118.300 Dollari, dopo aver raggiunto i massimi nei giorni scorsi (vicino ai 118.800 dollari). Le borse europee vengono da una settimana positiva caratterizzata dall'ottimismo per le trattative commerciali con la Casa Bianca, sebbene, già venerdì, il nuovo affondo del tycoon di dazi al 35% sul Canada, aveva fatto ingranare la retromarcia. Tuttavia la politica ribadita da Von der Leyen del doppio binario - sospensione contromisure ma Ue pronta a reagire – potrebbe essere per i mercati un motivo in meno per spingere sull’acceleratore delle vendite. Oltre agli sviluppi della guerra commerciale, in settimana si aprirà anche la stagione delle trimestrali con i principali colossi bancari statunitensi in evidenza. Gli investitori guarderanno anche all'inflazione Usa (martedì), attesa in lieve accelerazione. “Sarà interessante vedere, infatti, se gli effetti dei dazi inizieranno ad essere visibili nei prezzi o se, al contrario, non ci saranno ancora chiare evidenze e disattenderanno le aspettative come nei mesi scorsì, commentano gli analisti di Mps nel loro 'market movers' settimanale.

Hassett (consigliere economico Casa Bianca): “Dazi Trump reali, salvo accordi migliori”

Donald Trump ha preso visione di alcune offerte di accordi commerciali e ritiene che debbano essere migliorate, ha dichiarato domenica il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, aggiungendo che Trump procederà con la minaccia di dazi su Messico, Unione Europea e altri paesi se non miglioreranno. "Beh, questi dazi sono reali se il presidente non ottiene un accordo che ritiene sufficientemente buono", ha detto Hassett al programma ThisWeek della ABC. "Ma sapete, le trattative sono in corso e vedremo come si risolverà la questione". Hassett ha dichiarato che la minaccia di dazi del 50% sulle merci provenienti dal Brasile da parte di Trump riflette la frustrazione del presidente rispetto alle azioni del paese sudamericano e per i suoi negoziati commerciali con gli Stati Uniti.

Pd: “Da Trump attacco a Ue e Italia, Meloni spieghi in parlamento”

"Con la lettera inviata ieri alla Commissione europea Trump ha sancito che l'Ue non è più un alleato strategico per gli Usa e deciso di alzare i dazi al 30%. Di fronte a questa decisione è urgente e necessario che l'Europa si unisca e faccia sentire la sua voce e il suo peso per difendersi dall'arroganza di Donald Trump. Ma è evidente che la sciagurata scelta di Giorgia Meloni di dimostrarsi accondiscendente nei confronti del governo americano si è dimostrata totalmente fallimentare. Aver piegato la testa di fronte alla prepotenza dell’‘amico’ Trump, esentando i colossi americani dalla global tax e accettando l'accordo sull'aumento delle spese militari non ha pagato". Così si sono espressi presidenti dei gruppi parlamentari del Pd Francesco Boccia e Chiara Braga. "Di fronte alle scelte dell'amministrazione americana, che rischiano di mettere in crisi il nostro sistema produttivo e di creare una grave crisi occupazionale è urgente che il governo italiano, che fino a ieri considerava le scelte di Trump quasi una opportunità, ci dica cosa intende fare ora - aggiungono - . Per questo chiediamo che la presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia vengano in Parlamento a spiegare come intendono difendere il sistema produttivo del nostro Paese, quali misure sono previste per tutelare imprese e lavoratori, e con quale mandato stanno trattando a livello internazionale".

Calenda: con Europa non unita Trump sempre più prepotente

"Trump ha intenzione di mettere in forte difficoltà l'Europa, come ha fatto con il Giappone e con il Canada. E se la risposta non sarà unitaria coinvolgendo Europa, Giappone, Canada, Vietnam, Corea del Sud, in una risposta coordinata che dica ‘basta prepotenze, alziamo anche noi i dazi e non compriamo più i titoli di stato americani', beh allora Trump sarà sempre più prepotente. Il 30% non è che l'inizio". Così il leader di azione, Carlo Calenda.

Lange (Commissione commercio Ue): proroga dazi non è strada giusta

L'eurodeputato socialista tedesco, Bernd Lange, presidente della commissione Commercio internazionale al Parlamento europeo mette in discussione la decisione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di prorogare agli inizi di agosto la sospensione delle contromisure ai dazi americani. "Che sia il modo giusto fare marcia indietro di nuovo? Ho i miei dubbi. Pensavo che il tempo dell'attesa fiduciosa fosse finito. Perchè Trump dovrebbe cambiare il suo approccio proprio ora?", scrive su X. "Sembra che Trump voglia ottenere ancora di più di quanto gli sia stato offerto finora nei negoziati. E questo non gli dev'essere concesso. Negoziati e misure di bilanciamento allo stesso tempo non sono opposti", aggiunge

Ministro Finanze Germania: “Accordo equo o contromisure forti”

Se i negoziati con gli Stati Uniti non porteranno a un accordo "equo" sui dazi, serviranno contromisure decise. A chiederle è stato il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, in un'intervista al quotidiano Sueddeutsche Zeitung. Sono ancora necessari "negoziati seri e orientati alla soluzione" con gli Stati Uniti, ma se fallissero l'Unione europea avrebbe bisogno di "contromisure decise per proteggere i posti di lavoro e le imprese in Europa"

VDL: “Pronte nuove contromisure ma non è il momento”

"Abbiamo elaborato un secondo elenco di possibili contromisure". "Non siamo ancora arrivati a quel punto. Questo è molto importante. Non è il momento", ma "dimostra anche che siamo preparati per tutti gli eventuali scenari. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un punto stampa. (ANSA).

Von der Leyen, estenderemo la sospensione dei controdazi

"Estenderemo la sospensione delle contromisure" sui dazi Usa. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un punto stampa interpellata su cosa accadrà domani alla luce della lettera in cui Trump ha annunciato dazi al 30% per l'Ue. Nel pomeriggio la riunione degli ambasciatori dei 27. "Abbiamo sempre detto che preferiamo una soluzione negoziata" con gli Usa sui dazi "e questo resta il caso". "Allo stesso tempo, continueremo a prepararci per le contromisure. Siamo quindi pienamente preparati", ha aggiunto VdL

Von der Leyen: “Siglato accordo libero scambio con Indonesia”

"Sono molto lieta di annunciare che abbiamo appena raggiunto un accordo politico su un ambizioso accordo di libero scambio. Si tratta di un accordo di partenariato economico globale, lo chiamiamo Sepa. Dopo 10 anni di negoziati, abbiamo raggiunto una svolta. Quindi, signor presidente, desidero ringraziarla per la sua leadership". Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un punto stampa con il presidente indonesiano, Prabowo Subianto. "Insieme, stiamo inviando un messaggio forte sull'importanza di partnership prevedibili e a lungo termine. Partnership basate sulla fiducia, sulla reciprocità, sulla trasparenza e sui valori condivisi. Questo nuovo accordo commerciale offrirà grandi opportunità a entrambi i nostri popoli", ha aggiunto.

Kallas: “Ue ha strumenti per difendersi da dazi Usa”

L'Unione Europea ha "gli strumenti" per difendersi dai dazi statunitensi, in particolare quelli sui "servizi" che gli Stati Uniti esportano verso gli europei, ha affermato domenica l'Alto rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas. "L'UE ha sempre cercato una soluzione negoziata. Ma, se necessario, ha anche gli strumenti per difendere i propri interessi", ha dichiarato in un'intervista a La Tribune Dimanche. "Nel settore dei servizi, l'Europa è in una posizione di forza", ha sostenuto Kallas. Trump giustifica la sua politica con il surplus commerciale dell'UE con gli Stati Uniti, che ha raggiunto i 50 miliardi di euro nel 2024, secondo i dati del Consiglio dell'Unione Europea. Ma se si considerano solo i servizi, la tendenza si inverte: i 27 hanno un deficit commerciale di 150 miliardi di euro. La tecnologia è particolarmente significativa, attraverso la remunerazione dei servizi informatici e l'utilizzo di software americani. Per Kaja Kallas, l'UE ha un margine di manovra in questo settore per rispondere all'offensiva doganale americana. "Resta da vedere se siamo pronti a fare qualcosa", ha aggiunto. "Dovremmo anche avere una sorta di Articolo 5 economico", ha affermato, riferendosi all'articolo del Trattato NATO che obbliga tutti i membri dell'alleanza a difendere un Paese firmatario in caso di attacco. "Ripetiamo, la guerra commerciale è una guerra senza vincitori".

Origin Italia (Dop & Igp): colpo durissimo, risposta sia immediata

I dazi del 30% sui prodotti agroalimentari europei sono un "colpo durissimo" per le imprese delle filiere Dop e Igp: lo rileva in una nota l'associazione Origin Italia, che riunisce i consorzi di tutela di prodotti Dop e Igp. "Gli Stati Uniti - prosegue la nota - rappresentano il principale mercato extra-Ue per le produzioni Dop e Igp italiane, assorbendo oltre quasi 25% dell'export totale del comparto certificato. In valore assoluto, si tratta di quasi 3 miliardi di euro, su un totale di oltre 12 miliardi di esportazioni mondiali del settore nel 2024 secondo una stima della Fondazione Qualivita". Export, che, oltretutto, negli ultimi 10 anni ha registrato "una crescita complessiva del +75%, con l'America settentrionale e altri mercati extra-Ue che oggi rappresentano oltre la metà del volume esportato. Per il presidente di Origin Italia Cesare Baldrighi, i dazi costituiscono "un attacco che danneggia le nostre imprese" e che "colpisce anche milioni di consumatori americani, privati della libertà di scegliere prodotti autentici, tracciabili e di alta qualità". Baldrighi osserva inoltre che "si tratta di un'azione ideologica che mira a ridisegnare la geografia dell'economia agricola mondiale, spostando la produzione dove conviene politicamente, e colpendo proprio quei modelli virtuosi che legano il cibo alla storia, alla cultura e ai territori". Il presidente di Origin Italia auspica quindi "un'alzata di scudi da parte della società civile, della politica e dei corpi intermedi, di fronte alla cedevolezza dell'Unione Europea, che appare solerte nel concedere vantaggi fiscali alle big tech, mentre i cittadini europei, con redditi erosi dall'inflazione, sopportano una pressione fiscale ben più pesante”. Sui negoziati in vista fino ad agosto, Origin Italia reputa siano "un'occasione cruciale per aprire un confronto serio con l'amministrazione statunitense" e invita la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ad assumere "un ruolo più proattivo e determinato nella tutela del sistema delle Indicazioni Geografiche europee e dei valori che rappresenta".

Consumatori: gli effetti dei controdazi Ue su Coca Cola e Harley Davidson

La Guerra commerciale tra Usa e Ue? Ecco alcuni possibili effetti pratici di dazi e controdazi su prodotti made in Usa in Europa. Gli esempi arrivano dal Codacons, che parte da uno dei simboli più tipici dell'America, l'intramontabile Harley Davidson: oggi viene venduta in Italia ad un prezzo di listino pari a 15.900 euro per il modello più economico, fino ad arrivare ai 50.600 euro per il top di gamma, la "Road Glide ST". L'eventuale imposizione di dazi reciproci al 30%, se scaricata sui consumatori finali, porterebbe il prezzo della Harley Davidson a salire da 4.770 euro per il modello base a 15.180 per quello più esclusivo, che arriverebbe così a costare 65.780 euro, calcola l'associazione dei consumatori. Anche alcuni jeans importati dagli Usa saranno interessati dagli aumenti: coi controdazi al 30%, il prezzo medio rischia di salire dagli attuali 120 euro a 156 euro (+36 euro). Gli snack dolci americani (prezzo medio 1,5 euro) rincarerebbero di 45 centesimi, mentre il prezzo di un vasetto di burro d'arachidi da 340 grammi, se prodotto negli Usa, salirebbe in media di 1,5 euro. Anche cosmetici, cereali, succhi di frutta commercializzati in Italia ma prodotti negli Stati Uniti subirebbero un aumento dei listini per effetto dei controdazi, mentre dovrebbero salvarsi alcolici come bourbon e whiskey (per le pressioni sull'Ue di alcuni paesi che hanno chiesto di escludere tali prodotti dalle contromisure), e alcune bibite gassate come Coca Cola e Pepsi: queste ultime, infatti, pur essendo americane vengono prodotte in stabilimenti europei, e non risultano quindi importate.

Codacons: stangata da 4,2 mld per famiglie italiane

"In caso di applicazione dei dazi i prezzi al dettaglio subirebbero anche in Italia un inevitabile aumento, con ripercussioni negative per i consumatori: le minori esportazioni delle imprese italiane ed europee verso l'America, infatti, se non bilanciate da un incremento dell'export verso Paesi terzi, determinerebbero una riduzione dei profitti per miliardi di euro, che costringerebbe i produttori ad aumentare i prezzi sui propri mercati di attività per compensare le perdite". L'allarme arriva dal Codacons. "Se alcuni comparti, come quello del lusso, risentirebbero meno dei dazi in virtù della scarsa elasticità della domanda rispetto ai prezzi, altri settori, dalla meccanica all'alimentare, subirebbero un colpo durissimo", sottolinea il Codacons, secondo cui "ipotizzando a regime un effetto sul tasso generale di inflazione italiano del +0,5% come conseguenza delle misure protezionistiche varate dagli Usa, la spesa delle famiglie italiane, a parità di consumi, aumenterebbe di complessivi 4,23 miliardi di euro".

Bonafè (Pd): “Meloni unica a credere a bluff Trump”

I dazi “produrranno un danno incalcolabile all'economia ed all'occupazione italiana e testimoniano, se ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento totale del governo. La destra italiana è stata infatti l'unico Paese europeo ad allinearsi sempre e comunque alle decisioni degli Usa non criticando mai le politiche dell'amministrazione americana e addirittura festeggiando il bluff sui falsi annunci dei dazi al 10 per cento. Per Giorgia Meloni è un fallimento su tutta la linea". Lo dichiara Simona Bonafè, vicepresidente dei deputati Pd.

Gasparri: “FI è per tariffe zero, Europa respinga proposta Trump”

“I dazi sono un danno per l'economia, per i commerci e per la crescita. Forza italia è per dazi zero e ritiene che l'europa debba negoziare con forza per respingere una proposta inaccettabile che arriva da Trump". Così il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Ggasparri ai tg Rai.

Italia del Gusto: punitivi e miopi, danneggeranno anche Usa

Il dazio del 30% che verrà imposto anche a molti simboli dell’agroalimentare italiano rappresenta per il consorzio Italia del Gusto una misura di fatto punitiva e strategicamente miope. Il provvedimento, aggravato dalla svalutazione del dollaro, rischia di compromettere l'accesso al mercato statunitense e di tradursi in aumenti significativi dei prezzi per i consumatori americani. “Non è in discussione solo l'export italiano - afferma il consorzio in una nota - ma un equilibrio economico che ha prodotto valore concreto su entrambe le sponde dell'atlantico. I nostri prodotti sono parte integrante di una filiera americana che va dalla logistica alla distribuzione, dalla ristorazione alla cultura alimentare. Rompere questa catena significa danneggiare anche l'economia statunitense”. Italia del Gusto chiede che l'Ue agisca con compattezza, puntando su un'azione diplomatica solida e su una strategia industriale lucida. "Serve - continua il comunicato - una voce autorevole che tuteli le filiere strategiche con realismo e competenza. Il Made in Italy ha costruito la sua forza grazie a trasparenza, innovazione e affidabilità: è questa la postura da difendere"

Confeuro: “Decisione unilaterale e provocatoria”

La Confeuro esprime "grande preoccupazione" in seguito alla comunicazione ufficiale dei dazi Usa del 30%. Il presidente nazionale Andrea Tiso, definisce la decisione "unilaterale e provocatoria", aggiungendo che, "rischia di aggravare ulteriormente le tensioni commerciali internazionali, colpendo in primis gli agricoltori e i produttori europei, in particolare quelli italiani". Tiso rileva inoltre che "questa guerra commerciale non fa bene a nessuno, tanto meno ai piccoli e medi produttori agricoli italiani, che già affrontano sfide importanti legate ai costi di produzione, alla concorrenza internazionale e ai cambiamenti climatici". La Confeuro, prosegue la nota, si attende dalla Ue "una reazione ferma, razionale e costruttiva. È il momento di rafforzare la nostra autonomia strategica attraverso una Pac forte, equa e indipendente, e di aprirci con decisione a nuovi mercati internazionali alternativi"

Cia: Chianti, Amarone, Pecorino: ecco i prodotti più a rischio

Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco. Nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l'arrivo dei dazi, ci sono prodotti tricolori in pericolo molto più degli altri, perché tanto dipendenti dall'export verso gli Stati Uniti. E' quanto emerge da un'analisi di Cia-Agricoltori Italiani, sulla base dei dati di Nomisma e dell'Ufficio studi confederale. Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, preoccupa la situazione del Pecorino Romano (prodotto al 90% in Sardegna), il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro): con i dazi anche al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.

Anche per l'olio d'oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell'export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).

Cna. Dazi al 30 per cento insostenibili per piccole imprese

"I dazi al 30% sarebbero insostenibili per il sistema produttivo italiano e con effetti devastanti per le micro e piccole imprese per le quali l'export verso gli Stati Uniti rappresenta quasi il sesto del totale, una quota superiore a quella delle esportazioni complessive verso l'altra sponda dell'Atlantico. Inoltre occorre considerare il valore dell'export indiretto che è molto rilevante per le micro e piccole imprese che stanno già pagando gli effetti della debolezza del dollaro". Lo sottolinea la Cna, aggiungendo che "E' assolutamente necessario che l'Europa sia unita per affrontare un complicato e difficile negoziato che deve puntare a salvaguardare il sistema degli scambi commerciali e la stabilità economica a livello globale". "Quasi il 90% delle imprese che portano il Made in Italy nel mondo sono micro e piccole - sottolinea il presidente Cna Dario Costantini - e ci sono altre 90mila aziende che hanno le caratteristiche per esportare. Oltre alla trattativa a livello europeo, è necessario riattivare il tavolo a Palazzo Chigi per definire una serie di interventi sul piano interno accelerando il processo di semplificazione e sburocratizzazione che grava sulle imprese e con un intervento robusto per ridurre i costi dell'energia che penalizzano le nostre imprese", conclude.

Confesercenti: A rischio anche 11,9 mld di consumi interni

“La nuova virata “protezionistica” dell'amministrazione usa non può che destare preoccupazione, e non solo per l'industria. Pur colpendo principalmente le esportazioni, i dazi avranno ricadute significative anche sul mercato interno: il rallentamento della crescita globale e i possibili effetti che avrebbe sull'occupazione italiana rischiano infatti di riflettersi negativamente pure sui consumi. Come abbiamo calcolato con Cer, rispetto alle stime precedenti all'introduzione dei dazi, si potrebbe determinare una riduzione della spesa delle famiglie di 11,9 miliardi di euro in due anni – meno 2,1 miliardi nel 2025 e meno 9,8 miliardi nel 2026”. Questa l’analisi diffusa in una nota, di Nico Gronchi, presidente di Confesercenti. 'Tutto il mondo del terziario, dunque - aggiunge Gronchi - potrebbe essere coinvolto. Anche il comparto turistico sta risentendo di questa politica di annunci, aggiunge Gronchi rimarcando il calo dei flussi turistici dagli States verso l’Italia. “Chiediamo al Governo e all'Europa .- conclude il presidente di Confesercenti – di agire e trattare fino all'ultimo momento possibile per evitare una guerra commerciale che rischia di danneggiare in maniera profonda l'economia globale”.

Fedagripesca: Ue sostenga filiere e imprese

"Occorrerà una posizione ferma e unita da parte della Ue nella trattativa con l'amministrazione americana con l'auspicio che si arrivi ad un accordo tra le parti che scongiuri l'imposizione dei dazi al 30%. Comunque si chiuderà la vicenda, tuttavia, è fondamentale pensare da subito a misure compensative sulle esportazioni, affinché le imprese siano messe nella condizione di operare con la migliore competitività possibile". Questo il punto di vista di Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative all'indomani dell'invio della lettera del presidente Trump alla Ue. "L'Europa è chiamata ora più che mai a sostenere le proprie filiere agricole: non farlo sarebbe un errore macroscopico", conclude Drei, che rinnova quindi l'appello all'Europa "per un reale sostegno alla competitività delle imprese, attraverso misure di semplificazione e il progressivo abbandono di decisioni di natura ideologica che non portano a reali benefici".

Cgia: da dazi danni per l’Italia fino a 35 mld

I dazi doganali al 30% potrebbero innescare una serie di effetti diretti sulle nostre esportazioni, ma anche indiretti, come l'ulteriore apprezzamento dell'euro, un aumento dell'incertezza dei mercati finanziari e un incremento del costo di molte materie prime, in grado di provocare un danno economico al nostro sistema produttivo fino a 35 miliardi di euro all'anno. E' quanto emerge da una nuova stima dell'Ufficio studi della Cgia, che definisce il valore "praticamente una finanziaria" e mette in guardia: "A pagare il conto più salato potrebbero essere le regioni del Sud". Concentrando l'attenzione solo sulle vendite di beni verso gli Usa, i dazi potrebbero penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno. A differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. La regione che presenta l’indice di diversificazione peggiore è la Sardegna, dove domina l’export dei derivati dalla raffinazione del petrolio. La Puglia, invece, è tra le regioni meridionali quella in situazione più favorevole. Nel Nord, le regioni messe meglio sono Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige

Ue valuta la risposta a Trump, riunione ambasciatori alle 15.30

L'Europa valuta la risposta da dare a Donald Trump dopo l'annuncio dei dazi Usa del 30% che saranno applicati all'Ue dal primo agosto: a tale scopo è prevista per le 15.30 la riunione di questo pomeriggio a Bruxelles degli ambasciatori permanenti dei 27, il Coreper, convocati d'urgenza. Tra le decisioni da prendere quella sulle possibili contromisure che potrebbero già scattare, in tutto o in parte, dall'inizio della settimana.

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